Palude Brabbia, 07/11/2016
Era già passata l’ora del tramonto in una zona dove già c’era sempre ombra: ero chiuso in un capanno, ormai noiosamente scattando foto tutte simili al martin pescatore che non si muoveva più di tanto dal suo posatoio. Abbassai il tempo di scatto ad 1/80 sec., quando il martino, staccatosi dal posatoio e spostatosi di un paio di metri, iniziò a fare il volo dello spirito santo. Pur meravigliato, per il fatto che sapevo essere un volo tipico dei rapaci, riuscii a cogliere quello che fu veramente l’attimo, che infatti durò pochi secondi, dopodiché andò via lasciandomi al contempo dispiaciuto ma anche estasiato per la fortuna avuta nel godere di tale scena. Pochi secondi riempirono 6 mesi di appostamento nel capanno. Feci in tempo a fare pochissimi scatti e quello migliore resta ad oggi la mia foto preferita.
Mi sono avvicinato alla fotografia perché amante delle cartoline, in primis quelle di paesaggi e di monumenti. Ho iniziato con una vecchia Voigtländer di mio padre e poi con una reflex tentando anche gli scatti notturni, purtroppo mai riusciti come quelli delle cartoline. Da quando sono passato alla reflex digitale, grazie all’autofocus decentemente rapido, mi sono accostato a quello che è il mio soggetto principale di questi ultimi anni: gli animali (sono andato anche in Africa per vedere dal vivo ciò che da ragazzo ammiravo nei documentari televisivi).